Logo completo Avvocata Chiara Parolin

Chi sono

Mi sono formata in uno tra gli studi legali più importanti di Bassano dove la materia per eccellenza era il diritto di famiglia. Sono cresciuta professionalmente occupandomi di donne vittime di violenza domestica, padri maltrattanti e minori abusati. Da subito mi sono resa conto che se a questa situazione di vulnerabilità familiare si aggiungeva il fattore “extracomunitario” tutto diventava più difficile per chi doveva ottenere giustizia.

Ho iniziato, dunque, ad occuparmi del diritto dell’immigrazione e a seguire corsi per specializzarmi in questa materia e nei diritti umani in generale.

Ho frequentato un corso con l’OSCE al COESPU sulla tratta di esseri umani all’interno dei flussi migratori misti, l’OSCE ACADEMY a Vienna per poi diventare osservatore elettorale per l’Osce. Sono entrata a far parte dell’ European Network Migrant Women e sono la coordinatrice del gruppo di legali che si occupa di monitorare le discriminazioni che le donne migranti subiscono all’interno dell’Unione Europea.

Sono una molto idealista e mi ispiro a questa frase:

Sulla base di questo principio, ogni mattina apro la porta del mio ufficio.
Non mi stancherò mai di ripetere che quando un’Autorità viola un diritto del più miserabile tra i miserabili, siamo tutti in pericolo e se si resta in silenzio si giustifica un abuso.

Ho capito di essere sulla strada giusta quando un giorno si è presentata al mio studio una signora venezuelana priva di permesso soggiorno.

Era scappata dal Venezuela con suo figlio di 12 anni malato di leucemia perché non veniva curato, c’era la guerra civile, non si trovavano le medicine nel suo paese. Era venuta da me perchè due giorni prima il bambino aveva la febbre alta e lei lo aveva portato in ospedale pensando che lo avrebbero curato anche se non aveva i documenti. Per legge avrebbero dovuto. Ma non lo hanno fatto. L’ospedale non ha fornito le cure al bambino e ha detto alla madre che avrebbe dovuto pagare 10.000,00 € per il ricovero. Non potevo accettare che il mio Paese rifiutasse le cure a un bambino malato di cancro. Ho combattuto e sono riuscita ad ottenere due permessi di soggiorno uno per la mamma e uno per il bambino, una casa protetta e cure mediche.

Non mi sono più fermata e continuo a lottare per le mie donne che si chiudono in bagno perchè hanno paura di essere picchiate, le mie prostitute che decidono di rifarsi una vita, i miei ragazzi africani che vogliono dimenticare le torture che hanno subito in Libia e per tutti coloro che bussano alla mia porta con un diritto violato in mano. La mia missione è tutelare i diritti di quelle persone che sentono di aver subito un’ingiustizia e portare a casa un risultato concreto.

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